Come vedere gli altri
“Ciò che si vede dipende da come si guarda. Poiché l’osservare non è solo un ricevere, uno svelare, ma al tempo stesso un atto creativo.”
Søren Kierkegaard
Quando due anni fa ho cambiato casa, la Signora Iris, la padrona di casa vedova che abita al piano di sopra, mi aveva fatto una strana impressione. Aveva gli occhi sbarrati e lo sguardo sfuggente, a tratti svagata e assente, sempre trasandata.
Avendo avuto purtroppo un’ esperienza ravvicinata con la patologia, le avevo in quattro e quatr’otto diagnosticato un principio di Alzheimer, e così la descrivevo in giro: la mia padrona di casa, tanto brava ma un po’ fuori, forse ha un principio di Alzheimer.
Però…però…
Ero particolarmente stanca e stressata come mai, e mi accorgo ora di non avere avuto le risorse per fermarmi prima di emettere un giudizio così affrettato e tranciante. Se avessi aspettato qualche settimana prima di dipingere ‘sto bel quadretto, io mi sarei ripresa e avrei avuto modo di scoprire che Iris stava aspettando il risultato della biopsia della figlia quarantacinquenne, madre di tre bambini, e passava le notti insonne.
Invece di liquidarla come una mezza demente, avrei dovuto fermarmi mezzo minuto in più a chiederle se andasse tutto bene. Se l’avessi fatto, invece di ingabbiarla da subito nella stretta cornice della mie pre-comprensioni, avrei scoperto prima che Iris è una persona generosa, gentile e sensibile. Avrei saputo che aveva perso da poco il marito in circostanze tragiche. Avrei saputo, se solo avessi voluto .
Le cornici con cui circondiamo le persone ci sollevano dallo sforzo di muoverci verso l’altro, ci rassicurano. Se solo però lo facessimo, lo sforzo di allargare sufficientemente le cornici che mettiamo intorno alle persone, di metterle in un contesto più ampio, scopriremmo che ognuno sta combattendo le sue personali battaglie come dei piccoli San Giorgio che combattono con il loro drago, e non sempre le stanno vincendo, le battaglie.
Potremmo scoprire la possibilità di potere fare un passo fuori dalla nostra arrogante sicurezza, e riconoscere la fatica che ognuno fa ad essere se stesso, e che nessuna vita è facile, tanto meno semplice.
I giudizi che diamo non parlano dell’altro, definiscono noi e il nostro mondo di riferimento. E torniamo allora ancora alla consapevolezza, che ci fa cambiare il mondo, il nostro e per contagio quello fuori di noi: è la coscienza a darci la possibilità di agire in modo diverso con gli altri, di non chiuderci subito prima di dare una chance, di giudicare di meno e comprendere di più.
A darci la possibilità di poter essere, nonostante tutti i draghi che ci stanno morsicando, gentili.